Questa leggenda è stata raccontata dai naviganti del lontano Oriente, molti ma molti anni fa, perché è là dov'è nato il vigneto più antico, sulla magica isola di Nisa. Si narra che la vite, un tempo, non producesse frutti, ma che fosse solo una bellissima pianta con riccioli verdi e grandi foglie. Cresceva in un piccolo orto, proprio al centro, e si innalzava e allargava più che poteva fino a toccare i raggi del sole, che amava, come amano i fanciulli. Lì in quell'orto, infatti riceveva tantissima luce e i suoi rami si allungavano fino a coprirlo quasi interamente.
Un giorno l'ardito asinello di nome "Altoraglio", che sull' isola abitava, guardò quella pianta, che non aveva ancora un nome e che gli sembrava sconosciuta e gustosa, era bella e rigogliosa e vide anche le piantine sotto di lei, coperte dalle sue grandi fronde, che avevano bisogno del sole per crescere e sembrava proprio non ne avessero abbastanza. Così decise che era giunto il momento di potare la vite e si mangiò i rami più grandi e più lunghi, e vedendo che ancora non bastava sfoltì anche le foglie, gustandosi anche quelle che facevano più ombra al terreno.
Non ci fu giorno più triste per la vite che pianse disperata per ore e ore, fino a sera. Ma un piccolo usignolo, che si accorse del suo dolore, le si posò piano accanto, e dal ramo più grande cantò per lei , mentre il sole calava colorato di rosso, con un cinguettio dolce e amabile per consolarla. E cantò a lungo tutta la notte fino a che le lacrime della vite si riempirono della dolcezza del canto e rimasero lì, sui rami, come piccole perle.
Quando la notte lentamente si dileguò e il primo sole caldo avvolse il mondo, una linfa nuova cominciò a scorrere nei rami della pianta e le sue lacrime, come gocce di rugiada in attesa, si trasformarono in frutti, tanti piccoli dolci acini d'uva sparpagliati sui rami, in grappoli, qualcuno più piccolo e qualcuno più grande, riuniti insieme da un venticello allegro che si sollevò dal mare; crebbero in un sol giorno, perché questa è la magia dell'amicizia, diventando uva succosa e dolcissima.
Da allora la vite sa che quando i suoi rami vengono potati da lì a poco nasceranno i dolci frutti che noi tutti conosciamo.
E lo sa il vecchio contadino, amico dell’asinello, dell’usignolo, della vite e del vento, che a tutti insegnò a potare la prima vigna, così che da quel suolo da cui gli uomini ritraevano il pane soltanto, crebbe anche il prodigio della consolazione e della gioia, quell’ardore che ha ricevuto dal sole, rimane a far parte della vita della natura e noi, ancora oggi, siamo testimoni della sua fioritura e ne siamo i suoi giardinieri.
Testo di Donatella Venditto
Illustrazioni di Daria Piromalli